Cattelan o Ryman?

   

(ANSA) – NEW YORK, 13 MAG – Continua la corsa al rialzo del mercato dell’arte contemporanea a NY con una vendita da Sotheby’s 3 da 190 mln di dlr. Un’opera di Maurizio Cattelan, ‘Senza Titolo’, (un uomo di cera vestito di rosso che spunta da un buco nel pavimento) ha piu’ che raddoppiato a 7,92 milioni di dollari il record precedente per l’artista padovano.

Maurizio Cattelan … nel 2000 riuscì a persuadere il suo gallerista, Emmanuel Perrotin, a passare un mese mascherato da gigantesco fallo rosa.

Strana vita quella dei galleristi; strana arte quella degli artisti contemporanei. Forse l’aspetto che definisce meglio l’arte contemporanea è la difficoltà vuoi di definirla criticamente, vuoi di capirla: cosa ci sarà mai di tanto interessante in un  uomo di cera che esce da un buco per pagare 7.920.000 dollari?

E ancor più: quale emozione  potrà mai scaturire  una delle tele bianche di Robert Ryman?

“Oggi non basta più saper dipingere realisticamente una mela, ma occorre saper rendere quel che di invisibile ha dentro” scrive il critico d’arte Francesco Bonami. Colpa o merito della fotografia che  ha sostituito la pittura nella capacità di riprodurre la relatà. L’arte è divenuta una provocazione e dovrà essere  l’estro creativo dell’artista – assieme a  una gran buona dose di marketing – a stupirci, divertirci, stimolarci ed emozionarci.

Un artista di talento non è più di nessun interesse, ciò che oggi interessa è “il fenomeno”: sarà  l’opera, l’installazione o ancor più la performance ad attirare l’attenzione – e consequentemente il portafoglio – del pubblico.

Allo stupore per la  perfezione tecnica di Leonardo si sostituisce, quindi, lo stupore per l’innovazione. Così le tele tagliate di Lucio Fontana diventano una rivoluzione, così forse come lo erano stati  i volti così duri e crudi dipinti nel ‘600 dal Caravaggio. Certo, per l’epoca, una vera provocazione.

In realtà, ci assicurano i critici,  le tele bianche di Ryman, nascondono un messaggio “Il pittore aveva intuito che oggi non spaventano tanto le guerre (messe in scena da Paolo Uccello nel XV secolo) quanto il vuoto e la noia. Se l’arte è espressione della società, questa è la società che abbiamo: vuota. E che cosa poteva meglio rappresentare la noia di una tela bianca? Ryman fa quindi arte: senza dare sfoggio di grandi capacità tecniche ma lanciando messaggi che ci fanno pensare“.

In realtà, vi assicuro io,  visto i passaggi milionari alle aste anche delle tele bianche di Ryman ciò che mi vien da pensare … è perchè non c’ho pensato io!

 

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20 responses to “Cattelan o Ryman?

  • arthur

    Discutendo una volta tra amici, un’amica per niente tollerante davanti alle provocazioni, esprimeva tutta la sua disapprovazione di fronte a questo tipo di arte, ma forse perché legata al concetto tradizionale che arte è ciò che si può vedere, oltre che intuire.

    E mi ricordo che ad un certo punto, incalzato dalla domanda cosa c’era di così difficile nel fare un taglio sopra di una tela, risposi che la genialità non stava tanto nel fare un taglio, ma nel pensare di farlo.

    Ma si sa, Fontana è Fontana ed ha aperto la “porta” oltre che lo “spazio” a tanti artisti che della rappresentazione di un’idea, hanno fatto la loro fortuna.

    Pur ritenendomi un uomo del mio tempo, diffido di alcune di queste manifestazioni artistiche, perché secondo me, spesso e volentieri, compensano la mancanza di genialità e di “mestiere”, riproponendo delle opere che stanno in piedi solo perché dietro ci sta tutto un discorso socioeconomicoculturalmetaforico.

    Ricordo che alcuni anni fa visitando, con dei colleghi, la mostra di un artista dell’allora corrente in voga, la transavanguardia, discussi animatamente con l’artista stesso, perché non riuscivo a sentirmi coinvolto in una rappresentazione di trenini sparsi sul pavimento e che a suo dire, volevano dire tante e tante e tante cose strane.

    Come non riuscii ad emozionarmi, visitando un’esposizione nel parco di Monza di scultori sempre della transavanguardia, di fronte ad un’enorme, immensa croce che a quanto pare, stava a rappresentare bla, bla, bla, bla…

    Insomma, voglio dire che la genialità non è cosa di tutti i giorni, che poi va di pari passo con l’intuizione, quella stessa che ha avuto Lucio Fontana, nel momento in cui ha capito che la rappresentazione nello spazio della terza dimensione poteva avvenire anche (o solo) con un taglio sulla tela.

    oops… mi sono forse dilungato? 😉

    • solindue

      Ciò che non fuorisce dalle righe del mio testo, volutamente critico e ironico, è che SONO un’AMANTE ed ESTIMATRICE dell’ARTE contemporanea. Certo non tutta!

      Caro Arthur, non ti sei diungato perchè sono state scritte tesi e trattati sullla genialità di Fontana, le cui tele nella loro tridimenzionalità facevano concorrenza alla scultura, nonchè sui famosi barattolini di Manzoni contenenti 30 gr freschi di “Artist’s shit” … che detto in inglese suona molto meglio!
      Il valore dell’arte contemporanea va inquadrato specialmente come possibilità di espressione decisamente libera da vincoli e quindi un’arte che va apprezzata per la genialità della quale si permea … genialià che non è certo di tutti.

  • Estragone

    Ho una domanda. Formuliamo un’ipotesi: Anno Xyxxx, la razza umana è ormai estinta da Zxxxx anni, giunge sulla Terra un’astronave aliena con il compito di prelevare un reperto da ogni pianeta che incontrano. Scavando scavando, gli alieni recuperano (miracolosamente intatte) una tela bianca di Ryman e la “Maddalena in Estasi” del Caravaggio, quale sceglieranno?

  • arthur

    @ Estragone: magari penseranno che la tela bianca è da utilizzare… 😆

  • solindue

    Carissimo Extra,
    troppo bella la risposta che ti ha dato Arthur … sto ancora qui a ridere!

    Preciso che le tele bianche di Ryman non sono illibate: sono bianche perchè colorate di bianco, con sfumature quasi impercettibili. Così come di nero o di rosso sono dipinte alcune delle immense tele di Rothko.

    Detto ciò non so quale opera potrebbe scegliere il nostro amico alieno. Mi spiego. L’uomo sembra sia l’unico animale sulla terra a provare emozione per l’arte nonchè a crearla; e questo fin dall’era preistorica: le pitture rupestri ne sono un esempio.
    Dovremmo quindi capire se il nostro alieno provenga o meno da un pianeta con queste caratteristiche di sensibilità…temo altrimenti che potrebbe essere attratto anche da una pura tela bianca o ancor più dalla “famosa” Fontanta di Marchel Duchamp!!

  • Luciano Marcelli

    Sono pienamente d’accordo con tutti voi.
    Vi dico perché.
    Pochi giorni fa, in una piazza di Firenze che non ha neppure un nome perché non è una piazza, sono entrato in un locale che dà sulla strada, ma che è senza numero civico, perché è soltanto una pertinenza di un immobile.
    Là dentro i muri non avevano colore, perché nessuno li ha mai tinteggiati, ma si comprende subito che ci si trova in una galleria d’arte, dal momento che il gallerista e la sua segretaria, sebbene non individuabili, quando entri ti vengono incontro sorridendo a trentadue denti, tutti di un bel colore inesistente.
    I due non hanno consistenza, ma sono molto garbati e ti lasciano comunque la libertà di gironzolare autonomamente tra le opere esposte oppure di farti guidare da loro.
    La galleria non è molto vasta e non ospita che poche decine di opere incorporee, prevalentemente sculture di argon e di tele di elio, nonché alcuni “scherzi”, realizzati con nuvolette invisibili di protossido di azoto (davvero esilaranti); tutte tecniche che rappresentano, come si sa, la sublimazione del concreto smaterializzato dell’immanente concettuale della prototransavanguardia della seconda metà del decennio venturo scorso.
    Sebbene si tratti di capolavori facilmente riproducibili in grandi quantità, il loro costo è elevatissimo, qualora l’acquisto avvenga presso la galleria vuota di questo gallerista impresente, mentre non valgono nulla se composte con molecole normalmente reperibili a casa propria. L’acquisto, va da sé, viene certificato con apposizione di un sigillo metafisico che ne certifica l’autenticità.
    Non sono in grado di fornirvi – indicazioni per raggiungere un luogo che neppure risulta dalla toponomastica cittadina, ma sono certo che potrete individuarlo da soli, con un po’ di pazienza, aggirandovi per le vie del centro storico, soprattutto se degli amici premurosi si saranno occupati di procurarvi l’ammazzacaffé più adeguato.
    In conclusione: dopo aver visitato quell’esposizione nascosta, posso proprio dire di essere d’accordo con tutti. L’arte contemporanea si sviluppa sul terreno delle idee, ma se l’artista pensa di aver pensato allora è un essere finito; se però anche noi visitatori lo pensiamo, immantinentemente lo riabilitiamo, assieme a tutta la sua produzione.
    Per i galleristi e per gli alieni, invece, non c’è speranza: non possiamo aspettarci che ne capiscano qualcosa.

  • alanford50

    Vorrei allacciarmi al commento di Arthur al quale non nego ne il mio saluto ne il mio rispetto per il suo concetto espresso, ma mi sento di dissentire a favore di quella sua amica che gli domandò “cosa c’era di così difficile nel fare un taglio sopra di una tela” e lui gli rispose “che la genialità non stava tanto nel fare un taglio, ma nel pensare di farlo.” io sono dell’idea che questa è una visione falsata del concetto di arte, qualsiasi stranezza diventa arte, per il solo fatto di averla pensata, uuuhhhmmm secondo me siamo decisamente fuori dal reale concetto espressivo, innanzi tutto forse perché appartenente alla vecchia scuola, sono dell’idea che l’arte debba poter essere in qualche modo condivisa non solo nella sua forma espressiva ma anche nella sua essenza, quindi in qualche modo compresa e questo deve avvenire in tempi accettabilmente veloci, quindi subito leggibili e riconoscibili, un taglio nella tela posso comprendere che abbia un recondito significato per l’autore, ma quasi sicuramente non ha lo stesso significato per chiunque altro guardi quell’espressione, qualcuno potrebbe anche dire che anche questa è una forma d’arte che consente la libertà a chiunque di vedere quello che vuole vedere, ma secondo me usciamo dal concetto di visibilità e riconoscibilità collettiva dell’espressione visiva, a questo punto qualsiasi cosa può essere arte anche un palo della luce o un qualsiasi altro oggetto della nostra vita quotidiana, visto che viene concessa la libertà di giudizio a chi guarda e non solo a chi produce la pseudo opera, quindi se io in un palo della luce vedo e leggo un qualcosa di artistico, nessuno me lo dovrebbe confutare, per fortuna secondo me così non è, un quadro del genere, mi riferisco al famoso taglio della tela, dovrebbe per lo meno sempre avere sotto di se un didascalia contenente la spiegazione dell’artista, in modo da concedere all’osservatore un metro di giudizio e di partenza per l’osservazione e la critica dell’opera.

    Tornando invece al tuo post, sono parzialmente d’accordo con la tua frase “ “Oggi non basta più saper dipingere realisticamente una mela, ma occorre saper rendere quel che di invisibile ha dentro” scrive il critico d’arte Francesco Bonami. Colpa o merito della fotografia che ha sostituito la pittura nella capacità di riprodurre la realtà.” Ecco io toglierei quell’oggi che da inizio alla frase, secondo me è da sempre che quella regola è valida, ed è quella che fa la differenza tra il vero artista e quello che sa riprodurre fedelmente una scena in modo impersonale, come infondo è (almeno per me) la fotografia, il vero artista sa dare tramite la sua arte quel tocco capace di regalare il senso della sua espressione, sa rendere vivo e veritiero quello che dipinge, gli dona una specie di anima.

    La fotografia nonostante le tecniche e la tecnologia non è ancora riuscita ad avvicinarsi alla capacità espressiva di un buon quadro, la fotografia è piatta, è incapace di donare la terza dimensione, quella della profondità, fatica ancora tutt’oggi nonostante la tecnologia a regalare i migliori chiari scuri, ci riusciva abbastanza bene nelle foto in bianco e nero ma è ancora molto lontana nell’uso del colore, credo che per il colore riuscire a dare gli effetti dei chiari scuri e della profondità sia necessario aspettare un nuovo salto tecnologico, probabilmente quello legato al 3D alla tridimensionalità, a riprova del mio concetto posso dire che ho sempre avuto la netta sensazione che nel guardare per esempio un paesaggio la foto del medesimo non rende mai il medesimo stupore, la foto è sempre molto appiattita.

    Perdonate il logorroicismo espresso, non sono riuscito a tenere a freno il mio neurone logorroico, ahahah.

    Ciaooo neh!

    • solindue

      Ciao Alan caro,
      dunque cominciamo dal taglio di Fontana.
      Lavoro nel mondo dell’arte contemporanea da qualche anno e ho visto molti “tagli” di Fontana (ha una produzione immensa!) e ne ho tenuto addirittura fra le mani uno rosso. Beh a me ha emozionato. Si sa la mia sensibilità è un po’ particolare ma dietro un suo “taglio” c’è un qualcosa di eccitante…oltre al prezzo! Il retro della tela poi ha un lavoro di garze particolari che tengono il taglio e non lo fanno sgranare, nè aprire troppo o troppo poco; assolutamente interessante. Nulla confronto ad una natura morta del Bimbi questo è chiaro…

      Per quanto riguarda la fotografia … ho controllato: fino all’11 luglio al Palazzo delle Esposizioni di Roma c’è una mostra di fotografie di Mimmo Jodice, fotografo napoletano. Circa 180 immagini in bianco e nero, di cui alcune -la serie dedicata al mare- assolutamente mozzafiato! Vale una visita a Roma credimi, io l’ho vista… potresti davvero stupirti.

      Oh Cielo a stare con i logorroici s’impara a logorrare! 😆

      • alanford50

        Uuuhhhmmm, qualcosa mi fa dire uuuhhhmmm, ho ben compreso il tuo dire, ma uuuhhhmmm, posso comprendere che prendere tra le mani un quadro con lo “sbrego” (leggasi taglio) di Fontana, la sensazione e l’emozione derivi sia dal prezzo sia dal fatto di sapere che quel taglio e del famoso Fontana, ma l’opera in se, veramente emoziona? se prendessi un opera simile, per esempio uno “sbrego” fatto da me con la medesima tecnica di Fontana ti emozionerebbe comunque? temo e spero di no, mentre per la pittura è leggermente diverso, sicuramente tenere la tra le mani un’opera importante di un pittore importante ha un suo perchè, ma credo che tenere tra le mani una bella opera di un emerito sconosciuto possa donare sensazioni molto simili, almeno riferite all’opera stessa (ovviamente).
        Ciaooo neh!

        • solindue

          Oh Cielo! qualcosa mi fa dire oh Cielo, ho ben compreso il tuo dire, oh Cielo, ma credimi avere fra le mani uno “sbrego” fatto da te, mio caro Alan, sarebbe una sensazione talmente emozionante… che potrei avvertire capogiro, vertigini, confusione e anche allucinazioni tutta presa come sarei dalla sindrome di Stendhal!
          Ti abbraccio neh!

  • pani

    dici bene, oggi non basta più saper dipingere una mela perché la fotografia, il cinema le immagini ancora più coinvolgenti di un quadro e solo chi se ne intende un po’ riesce ad apprezzare gli sforzi dell’artista.
    Così pure nella musica. I concerti di musica classica, anche se gratuiti sono poco frequentati e nemmeno bene se la cavano gli altri. Perché ormai non ha più senso entrare in un teatro, sedersi sulla poltrona e assistere passivi ad un’esecuzione. Per quanto perfetta sia, la stessa emozione la provi ascoltando il disco.

    • solindue

      Beh, lo faccio raramente, ma a amo ancora andare a teatro a VEDERE un concerto. Impazzisco per tutti quegli archetti che si muovono in contemporanea, le guancione dei fiati che si arrotondano e appiattiscono, e poi quella magica bacchetTa del Direttore che svolazza nell’aria…la musica con i dischi si ascolta ma non si vede!
      E poi l’emozione di un concerto allo stadio?

  • koalanation

    Non sono una grande estimatrice d’arte , nè di ieri nè di oggi , o meglio forse dovrei dire che amo solo ciò che riesce a comunicarmi qualcosa , indipendentemente dal tempo e dal creatore , e che sono incredibilmente selettiva ; c’è tutta una fetta di arte che io davvero non comprendo , per esempio la “video art” !
    C’è da dire che in questo moderno parco di artisti alternativi è difficile capire chi ha davvero talento e chi si improvvisa … insomma , voglio dire che non tutti sarebbero capaci di creare questo http://www.ivanpiombino.org/menu/ivan/fotonavi/fotomontaggi/l%27urlo.jpg , ma sicuramente qualcuno è già riuscito a riprodurre questo http://4.bp.blogspot.com/_OGaPijgJ6tU/SKR4BzqueeI/AAAAAAAAC1A/2-H3AfH0atY/s1600/06.jpg

    Per concludere credo che , al di la dei propri “gusti” , sia innegabile il genio di un Picasso o un Van Gogh , ma sugli artisti di oggi , sempre al di là dei propri gusti , è più facile avere qualche dubbio … la domanda “genio o botta di fortuna ?” è sempre dietro l’angolo!

    • solindue

      “Mi sono rimesso al lavoro, anche se il pennello mi casca quasi di mano e, sapendo perfettamente ciò che volevo, ho ancora dipinto tre grandi tele. Sono immense distese di grano sotto cieli tormentati, e non ho avuto difficoltà per cercare di esprimere la mia tristezza, l’estrema solitudine”.
      Brano tratto da una lettera scritta da Vincent van Gogh pochi mesi prima di suicidarsi. Uno dei tanti pittori tanto geniali, quanto incompresi in vita.
      Chissà cosa penseranno i nostri futuri nipoti della “video art”…che anche io, come te, non comprendo.

  • koalanation

    oh cacchio mi sa che si sono persi i link …sigh… il solito disastro!

  • danysweet

    Adesso mi metto a scarabocchiare, non si sa mai, magari poi divento milionario hi hi hi…
    a parte gli scherzi, io davvero non capisco come possa essere arte tutto ciò, io preferisco caravaggio… boh
    Ciao sol ti abbraccio

    • solindue

      Sei proprio un giovane romantico e non ti smentidìsci, ma ti vedevo più vicino agli impressionisti francesi…stile “Dejeuner sur l’herbe” di Monet.
      Un abbraccio a te.

  • melacandela

    Ohi ohi… terreno minato! Ma sopratutto ad averceli sti’ 200 milioni di dollari (arrotondati)… Insomma torniamo dopo una piccola breve pausa e qui le quotazioni schizzano alle stelle.
    Cosa ne pensiamo?
    Ad averceli sti’ 190 milioni (più iva?).
    Ma non è una questione di soldi e noi non siamo ubriachi, abbiamo solo cambiato indirizzo, siamo un .com, commerciale, statunitense, dopo la com-unicazione ti ringraziamo per questa bella discussione, e volevamo lasciarti un grande saluto.
    Sicuramente, in certi casi, di fronte a certe cifre, non è solo una questione puramente d’arte.
    Proprio ultimamente ci è capitato anche a noi di discutere di “squarci sulle tele” e via dicendo (sarà che quando piove, piove un po’ ovunque, chissà?), ma sopratutto ci ha fatto piacere soffermarci perchè ritorniamo proprio dopo aver appena creato un sito web su una pittrice italiana di cui parleremo sul nostro nuovo-vecchio blog perché non volevamo fare pubblicità, solo sorprenderci su certi ritorni. Sarà questo bel blog a rendere anche noi molto loquaci, sarà l’effetto del caffè? A presto!

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