Freddo, troppo freddo ancora.
Questo inverno è davvero troppo lungo. Il vento questa mattima trascina con se piccoli fiocchi di neve che ruotano vorticosamente nell’aria e non riescono neanche ad atterrare. Vento e ancora vento che solleva polvere lasciando affiorare dal niente la tristezza.
La mia giacca è logorata anche lei da questo inverno. Le maniche hanno preso una forma insolita, la piega del gomito. Il cappello di lana si è slargato e tende a calarmi sugli occhi. Le mie labbra sono rovinate, e ad ogni raffica di vento sento bruciare la pelle del viso.
Per la strada è impossibile incontrare gli sguardi delle persone. Tutti camminano avvolti nei loro pensieri, nei loro cappotti. Baveri alzati e cappelli calati. Testa bassa a contrastare le gelide folate di vento che si insinuano fra le pieghe della sciarpa e dentro le maniche del cappotto.
Le previsioni del tempo non danno segni di speranza. Ancora freddo, ancora neve, ancora gelide giornate di vento.
Immagino che tutto questo avrà un senso. Voglio sperare che lo abbia, almeno per Madre Natura.
“Nessun vento è favorevole per chi non sa dove andare, ma per noi che sappiamo, anche la brezza sarà preziosa.” R.M.Rilke
Ma io dove sto andando?
9 marzo 2010 at 2:03 pm
Non ci crederai, ma nel vento c’è sempre una voce che te lo dice. Ascoltala, non serve che cessi la bufera per sentirla, anzi se questo dovesse succedere non la sentirai più.
Nei tuoi occhi lascia splendere il sole …
Buona giornata
Ciao
9 marzo 2010 at 2:05 pm
Ai tempi delle vele quadre si diceva qualcosa come “A navigare con il vento in poppa sono capaci anche gli asini”.
Non lo so se c’entra qualcosa con il tuo articolo. Magari nulla davvero.
Ti bacio.
9 marzo 2010 at 4:33 pm
Il vento è come se parlasse…restiamo in ascolto di quella voce. Presto la primavera arriverà, il sole ed i suoi profumi ci faranno compagnia. Ti abbraccio
9 marzo 2010 at 6:05 pm
IL_SUONO_NEL_VENTO
Resterò dunque ammansita
affinchè cessi la bufera.
Libererò la mia mente
in cerca di una melodia sospinta.
Ascolterò quel rimbalzo di voci
e mi abituerò al respiro del vento …
affinchè lui mi parli di voi
9 marzo 2010 at 6:10 pm
Nel freddo, nel gelo, nel vento c’è sempre un posto dove andare. Magari il vento ci spinge più avanti verso una strada nuova che il gelo vorrebbe impedire…. ma il gelo potrà impedirlo per brevissimo tempo…c’è sempre il vento che ci parla tra i capelli, che ci sussurra qualcosa che non riusciamo a capire… In questa magia amo perdere il mio sguardo…
10 marzo 2010 at 11:43 am
Benvenuta Antonella,
grazie della visite e delle tue parole.
Stiamo tutti vicini così ci scaldiamo!
10 marzo 2010 at 8:43 am
NEVEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE FREDDDOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO
UFFAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
BASTAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
CIAOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO
SOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLL
CIOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO AAAAAAAAAAAAAAA
TUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTTIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
KATEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE 😉
10 marzo 2010 at 11:41 am
Tutto bene Kate? Ti faccio un tè caldo? Una fetta di torta al cioccolato può aiutare?
14 marzo 2010 at 9:39 pm
Magari una cioccolata calda…però oggi con questo bel sole va decisamente meglio!!!!!
😉 kate
Si Si sto benone, grazie……
10 marzo 2010 at 3:59 pm
avrei detto che la tua frase finale fosse di Seneca, ma il finale è diverso !
10 marzo 2010 at 4:09 pm
“Nessun vento è favorevole per il marinaio che non sa a quale porto vuol approdare.” (Lucio A. S.) 🙂
Grande Vale!
10 marzo 2010 at 4:21 pm
SETTEMBRE (tratta dalla mia raccolta “Strade di latta”)
Guarda là…
folate nuove di vento
ci stan portando via
settembre.
Gli ultimi stormi
per istinto
tralasciano paesaggi
posseduti.
Sul terrazzo
che limita scolorite fantasie
settembre ti ha strappato qualcosa.
Settembre ha affidato al vento
scogli di un mare imbronciato,
fronde di agosto
cadute giù malaticce.
Guarda là…
dove la follia della città
più non arriva
i nostri sogni si incontrano
i nostri versi respirano…
Lì dove gli stormi stan volando
le care cose disperse
fanno il girotondo…
torneranno!
10 marzo 2010 at 4:21 pm
Grazie per aver linkato il mio blog!!!
11 marzo 2010 at 8:12 pm
🙂 insisto un piacere averti fra i miei lettori!
10 marzo 2010 at 4:46 pm
A volte è bello farsi cullare dal vento… Senza pensieri…
Un bacione
Giovanna
11 marzo 2010 at 8:13 pm
Preferisco farmi cullare dal mare e dal sole … brrrr tutto questo vento!!
Bacioni
11 marzo 2010 at 10:56 am
Non amo molto il vento, forse perché potrebbe portar via anche i miei pensieri…
Però dipende da che tipo di vento, alle volte è solo un soffio che, avvertendolo, ti può far compagnia, alle volte invece ha l’aspetto di una tormenta e mentre ti chini per combatterlo, sai già che alla fine non puoi che sentirti stremato, e allora, se posso scegliere, preferisco non viverlo. (se posso…)
Poi c’è il vento che gonfia le vele e ti porta via, quel famoso vento in poppa che può significare solo che stai correndo nel modo giusto, senza far poi tanta fatica, una meta da raggiungere che è già fissa nei pensieri, un obiettivo che sembra a portata di mano, ma solo perché non è più irraggiungibile.
Bene, male, chi può mai saperlo… di una cosa sono sicuro, ha sempre un senso, qualsiasi esso sia.
11 marzo 2010 at 8:22 pm
Condivido come al solito il tuo pensiero. C’è vento e vento. Magari ha davvero sempre anche un senso, e la volontà di affrontare un vento insidioso o veleggiare surfando sulle onde con il vento in poppa dipende solo dalla predisposizione del momento.
Io però continuo ad avere freddo e me ne sto buona buona nascosta sotto il piumone “danese”.
😉 buona serata
11 marzo 2010 at 1:01 pm
Carissima,
vengo direttamente dalle pagine di Luciano, con le ballerine …
I tuoi scritti sono sempre molto ironici. Impossibile non apprezzarli. Si leggono tutto di un fiato fino in fondo, per poi ritrovarsi spesso con un finale a sorpresa.
Apprezzo anche i tuoi scambi letterari con Luciano, i vostri “falsi battibecchi”, ma non aspettarti con lui un finale a sorpresa … come dice DIEMME io dormo fra quattro guanciali!
11 marzo 2010 at 8:31 pm
Dear Darling,
i miei giochi hanno alzato un polverone … come temevo.
Sai bene di poter dormire fra sei o otto guanciali e di non aver bisogno con me di tacchi alti. Con le ballerine sei perfetta!
Ti ringrazio per i complimenti…torna a trovarmi.
Un abbraccio
12 marzo 2010 at 12:34 pm
Uno dei maestri ai quali, anni addietro, già da grande, mi sono rivolto, ci faceva fare un esercizio semplice e magnifico, per il quale non ci sarebbe bisogno di alcun maestro, dal momento che accade di farlo fin da bambini. Per inciso, noi eravamo persone che avevano accantonato e talora dimenticato molte delle cose magnifiche che si imparano da bambini ed è per quello che ricorrevamo a un maestro.
Ebbene, si trattava di starsene in piedi, con le piante ben poggiate al suolo, le ginocchia appena flesse, lasciando le caviglie il più libere possibili e, da quella postura di partenza, lasciarsi ondeggiare come canne al vento, flettendo molto poco il corpo, sotto il soffio e le raffiche, ma lasciandosi portare fino al limite in cui si sarebbe caduti, salvo muovere i piedi, ma senza superare tale limite, al fine di restare ancorati alla terra. Come le canne, appunto.
Un’altro gioco è quello di appoggiarsi al vento, quanto questo è particolarmente intenso, potendosi inclinare di un angolo altrimenti impossibile da sostenere.
Questa immagine è legata anche (vi ricordo che lavoro sugli aeroporti) a quella degli addetti che prestano servizio all’aperto, i quali talora vi indulgono, quando si trovano sul piazzale, in attesa di un imminente volo da assistere.
14 marzo 2010 at 3:14 am
Quando ero pischello (circa mille anni fa) quando andavo a fare le mie belle scarpinate su in montagna amavo sentire il vento scorrermi sul viso (ed allora anche sui capelli, ahahah) l’ho sempre interpretata e sentita come la percezione del tempo che scorreva su di me, tangibile era il senso di moto, la cosa allora non mi spaventava, anzi era molto piacevole e rilassante, una piacevole sensazione scolpita nella mia memoria.
Spero che il momento di riflusso che stavi attraversano sia trascorso, e che abbia lasciato il posto a quella fanciulla spensierata, positiva e sorridente che siamo abituati a conoscere ed apprezzare.
Ciaooo neh!
15 marzo 2010 at 3:05 pm
Carissima Sol,
il vento lo vedo un pò come la nebbia. In tanti li temono. Io li trovo entrambi magici e misteriosi. Più legata alla magica e intrigante nebbia, ma anche il vento ha un suo perchè. Quando arrivi in vetta, dopo una lunga escursione, il vento che ti avvolge e ti fa venire i brividi. Io lego il vento all’anima in subbuglio, alla ricerca di se, ai penseri che si alternano, alla meta che si avvicina e si allontana. Il vento, l’aria tagliente sul volto, che ti entra a poco poco dentro. I pensieri che si stringono intorno a te, come fuoco a scaldarti il cuore. Il vento che in tanti vedono come nemico è un mio alleato di meditazione.
Luce Nuova
15 marzo 2010 at 9:16 pm
to Luciano: appoggiarsi al vento per potersi inclinare con un angolo altrimenti impossibile…dovrò provarci. Immagino che anche Richard Bach ci abbia provato prima di scrivere la storia di Jonathan …
To Alan: il periodo trascorre e apprezzo comunque il passaggio. Come il vento niente passa senza lasciare un segno positivo. Basta saper apprezzare.
Le sensazioni di un Alan “pischello” … Oh Cielo, che straordinaria meraviglia è la vita!
To Luce: c’è vento e vento … quello che porta serenità e quello “gelido” … non vedo un alleato nel secondo. Mi penetra fin nelle ossa lasciandomi di ghiaccio!
17 marzo 2010 at 11:12 am
Beh, alle volte può essere dura per Madre Natura sentirsi sempre dire come si deve comportare: “domani pioggia e nuvole, temperatura massima 6 gradi”, “dopodomani ancora nuvole e temporali”,… Tante volte, anche noi, abbiamo pianto insieme alla pioggia e tremato nelle bufere. Ma il sole torna sempre e le previsioni non sempre ci azzeccano, questo per noi il segno di speranza. Brava! Una bella immagine!
Infine non sappiamo la risposta, ma ora che siamo giunti fra le tue pagine non ce ne andremo tanto presto. Ciao!
17 marzo 2010 at 2:36 pm
Oh Cielo Melacandela! Mi avete vatto venire in mente il testo di Jovanotti …
Tu che credevi che oramai le tue piantine
Si eran seccate e non sarebbero cresciute più
Hai aspettato un po’, ma senti come piove
Sulla tua testa, senti come viene giù
Non eri tu che ormai ti eri rassegnata
E che dicevi che non ti saresti più innamorata
La terra a volte va innaffiata con il pianto
Ma poi vedrai la pioggia tornerà …
Lo so dopo questa citazione non tornerete più a trovarmi … ma è giusto darvi del VOI perchè siete due o dovrei darti del TU perchè sei uno alla volta?
17 marzo 2010 at 3:48 pm
Tranquilla, ci sono crimini ben peggiori che ascoltare Jovanotti. Anzi, apprezziamo la forza delle sue idee e la felicità che promuove…!
Per tornare a noi, o a me, siamo in due (la Mela, Francesco, la Candela, Andrea.) Seguiamo entrambi sia il nostro blog che quelli amici. Leggiamo entrambi e spesso siamo proprio uno vicino all’altro mentre commentiamo. Capita anche che in altri casi sia solo uno di noi due a scrivere (quello che arriva prima, poi l’altro verrà informato), e si prende la briga di dissociarsi, sicuro di parlare anche per il suo compare. Ad esempio, il tuo post l’abbiamo letto entrambi, ma ora, in questo preciso istante è solo la Candela che ti scrive,…
Insomma, per risponderti ti abbiamo (ti ho) ingarbugliato ancora di più la matassa e lascio alla tua cortesia il compito di sbrogliarla: decidi tu, come senti o preferisci se darci del tu o del voi, entrambi saremo comunque soddisfatti! Visto che siamo un po’ come “albero e poi sasso, come un gabbiano che diventa cielo, pioggia e lampadina,…”
Ciao! ( amazza come l’ho fatta lunga! Forse basterebbe firmarci melacandela, la mela, la candela, a seconda dei casi!)
17 marzo 2010 at 4:30 pm
Oh Cielo! Siete “albero e poi sasso, come un gabbiano che diventa cielo, pioggia e lampadina,…”
e poi magari io sono “un asino che prende il volo…!” 😆
Ripensandoci e rifacendomi al mio ultimo articolo sul Virtuale…immagino che in fondo non sia neanche importante parlerò semplicemente con Melacandela: il vostro “singolare” avatar immerso nella lettura.
Quindi caro Francesco e caro Andrea, felice di aver fatto la vostra conoscenza e benvenuti fra le mie pagine … un caffè?
17 marzo 2010 at 5:31 pm
Con due cucchiaini di pepe, grazie! Il sapore che preferiamo! Ciao!
17 marzo 2010 at 7:12 pm
Un abbraccio serale…. 🙂
kate
24 marzo 2010 at 6:01 pm
Bello il tuo scritto. Anche se il tuo vento fa gelare le vene dei polsi, e arriva con
regali non richiesti, in fondo a me piace.
Ciao e buona serata